Casini

Ora tocca a medici, giuristi e politici sostenere l’Iniziativa dei movimenti pro Life.

Adesioni on line sul sito www.oneofusappeal.eu

DI CARLO CASINI

Ho esposto più volte su Avvenire le motivazioni del rilancio della iniziativa dei cittadini europei «Uno di noi». È inaccettabile il «rifiuto dello sguardo» sull’uomo che attraversa la condizione della più estrema povertà all’inizio della sua vita. Non possiamo accettare che la richiesta di due milioni di cittadini di tutti i ventotto paesi dell’Unione Europea non sia presa in considerazione. Speriamo che una seconda fase della iniziativa in cui la voce è offerta da coloro che più se ne intendono e più hanno responsabilità (scienziati e medici, giuristi e politici) vinca il volontario girare lo sguardo altrove. Sul sito internet « www.unodinoi.org » è pubblicato un dossier a cui rimando per una più dettagliata e completa analisi del perché e degli scopi della «seconda fase» di «Uno di noi».

Vi è stato un ritardo nell’avvio dell’iniziativa: non è stato semplice trovare l’accordo sui testi delle testimonianze –petizioni in tutte le ventotto nazioni, avere traduzioni esatte in tutte le lingue, instaurare uno strumento unico per esprimere telematicamente l’adesione. Ma ora il sito europeo (www.oneofusappeal.eu) funziona e trovo provvidenziale il ritardo. Infatti, l’iniziativa è lanciata quando sta per iniziare a Firenze la V Assemblea nazionale della Chiesa italiana sullo splendido tema: «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo ». Come non riflettere che «umanesimo » vuol dire «uomo»? Come non ricordare che oggi la grande questione è capire chi è l’uomo, da dove deriva la sua dignità, che cosa fonda i principi di eguaglianza, libertà, democrazia, pace? Davvero: «la questione antropologica è divenuta la questione sociale!».

L’Umanesimo storicamente sboccia nel 1300 e 1400 a Firenze. Poi è divenuto pa- trimonio europeo. In sintesi l’umanesimo celebra l’uomo come protagonista della vita sociale e delle vicenda storica; ha un senso operoso e fecondo dell’agire umano, prende coscienza del passato ma lo proietta in un futuro carico di positività. Ma sono evidenti le contraddizioni che nella prima metà del secolo scorso hanno raggiunto il vertice del male provocato dall’uomo ritenutosi soltanto una porzione di materia destinata al fallimento della morte. Da questa dolorosissima esperienza rinasce la cultura dei diritti umani intesa come definitiva garanzia di giustizia, di libertà e di pace. Ma come non ricordare l’amara constatazione di San Giovanni Paolo II nella enciclica Evangelium vitae, sulla «svolta delle tragiche conseguenze» perché oggi i diritti dell’uomo si rivolgono contro l’uomo specialmente quando egli attraversa «i momenti più emblematici dell’esistenza, quale sono il nascere e il morire»?

Papa Francesco ha detto ai ginecologi cattolici il 20 novembre 2013 che «nel concepito minacciato dall’aborto vi è il volto di Gesù Cristo, vi è il volto del Signore». Non si tratta di dimenticare la vita umana «durante», quella che intercorre tra il nascere e il morire, ma anzi di porre il solido fondamento per una accoglienza e solidarietà effettive verso ogni uomo, che è vera se sa fermarsi e guardare, come il buon samaritano del vangelo, il viandante ferito, che potrebbe morire se non venisse soccorso. Se l’uomo è sempre uomo anche quando è povero, allora il nuovo umanesimo ha bisogno della sosta e dello sguardo anche sul concepito. Chi sei? Cosa o persona? Soggetto o oggetto? Fine o mezzo? Sei o no «uno di noi»? La scienza moderna vede che sei un individuo vivente della specie umana. La ragione non deve distogliere lo sguardo. E allora occorre anche lo sguardo del cuore che si fa condivisione delle difficoltà della madre. Occorre lo sguardo della mente, che si fa cultura, educazione, norma giuridica. Occorre lo sguardo ottimista dell’umanesimo che cerca la verità della pace, della giustizia, della libertà. Lo sguardo religioso si volge all’«oltre» e vede il volto di Gesù. Non mi pare un pensiero banale nel mentre auspico la collaborazione di molti in Italia ed in Europa per la seconda fase dell’iniziativa dei cittadini europei «Uno di noi».