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”Uno di noi”: cittadini Ue per una democrazia a favore della vita.

Al 20 maggio raccolte 450 mila firme.

A Cuggiono e Castelletto le firme saranno raccolte domenica 16 giugno

 

bambinoGlobalizzazione e sviluppo tecnologico pongono nuove sfide anche ai difensori della vita. La globalizzazione porta a ribadire che, se si vuole difendere costantemente il bambino non ancora nato, non è possibile limitarsi ad attività all’interno della comunità locale. I Paesi e le organizzazioni internazionali spesso in nostro nome e con i nostri soldi promuovano e finanziano aborti in angoli remoti del mondo. La maggior parte di questi aborti viene fatta attraverso organizzazioni non governative internazionali che sono attive all’interno della politica di aiuto allo sviluppo. La politica di sviluppo di per sé è un’opera nobile e l’Unione europea la finanzia generosamente. Purtroppo l’accesso a tale assistenza per uno Stato povero è condizionato a volte dall’introduzione di diritti e politiche molto discutibile eticamente.

A questa premessa si affianca, soffermandosi sulla campagna europea “Uno di noi” la riflessione sullo sviluppo della scienza e della tecnologia che accompagna costantemente l’uomo nella storia come una manifestazione del suo genio.

Tutto ciò è vero ma se si guarda da vicino questo sviluppo se ne vede anche quell’ambiguità che Benedetto XVI ha messo in rilievo al n. 22 della “Spe salvi”. A proposito di questo sviluppo, il Papa afferma infatti che esso “senza dubbio offre nuove possibilità per il bene, ma apre anche possibilità abissali di male – possibilità che prima non esistevano. (…)

Se al progresso tecnico non corrisponde un progresso nella formazione etica dell’uomo, nella crescita dell’uomo interiore, allora esso non è un progresso, ma una minaccia per l’uomo e per il mondo”.

Una delle principali nuove aree di questa responsabilità, richiamata da Benedetto XVI, è la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane, che sono sempre associate alla distruzione degli embrioni. Oggi sappiamo che questi studi non comportano alcuna promessa di utilità pratica in medicina. Ci sono invece aree alternative di ricerca, che mostrano risultati incoraggianti, e che – per motivi ideologici – non sono stati sufficientemente sostenuti dall’Unione europea anche se l’anno scorso il Premio Nobel per la Medicina è stato assegnato per la ricerca sulle cellule staminali adulte, che – nella forma in cui stata svolta – non solleva problemi etici e ha anche applicazioni positive in terapia.

Riflettendo sulla resistenza di alcuni studiosi ad abbandonare ricerche che sono minacce per la vita Robert Spaemann scrive: “Resta inteso che gli scienziati che conducono esperimenti su animali non vogliono essere disturbati; gli specialisti in biologia umana possono ottenere risultati misurabili da esperimenti cognitivi sugli embrioni e vogliono che gli embrioni siano a loro disposizione. Ma la sete di conoscenza non è la stessa conoscenza e incontra frontiere, che sono di natura molto diversa. Pertanto, gli scienziati non dovrebbero cercare di essere i giudici delle loro scelte. (…) mentre i politici (anche europei) non devono essere intimiditi” dalle affermazioni di alcuni scienziati.

 Soffermandosi su quest’ultimo aspetto di tipo politico e guardando alla realtà europea a volte ci lamentiamo, non senza ragione, della mancanza di legittimità democratica dell’Ue ma anche aggiungiamo che il risultato del processo d’integrazione è un’entità politica che non aveva precedenti nella storia. Diciamo a volte che l’Unione è una creazione sui generis ed è difficile, quindi, ricopiare precedenti soluzioni.

 Tuttavia all’evidente “deficit democratico” dell’Unione può rispondere un nuovo strumento chiamato “Iniziativa dei cittadini europei” che è conosciuta in molti Paesi europei ed è già stata utilizzata per proporre ai deputati di aumentare le garanzie per tutelare la vita umana. Anche se i parlamentari non sempre si sono molto preoccupati delle centinaia di migliaia di firme di cittadini, coloro che sono in prima linea nella difesa e nella promozione della vita umana non si sono arresi e non si arrenderanno.

Lo conferma l’iniziativa dei cittadini europei “Uno di noi” che offre l’occasione di proporre alla Commissione europea di aumentare la protezione della vita umana, tagliando l’accesso al finanziamento europeo a enti e organizzazioni che svolgono attività contro la vita. È un modo concreto per dare a ciascun cittadino la possibilità di assumersi una particella della responsabilità su come l’Ue spende i soldi che sono di tutti.

Piotr Mazurkievicz