rolandoNato a San Valentino, frazione di Castellerano (RE) il 7 gennaio 1931, secondo dei tre figli di Roberto Rivi e Albertina Canovi, entrò nel seminario di Marola (RE) nell’autunno 1942 ma nel 1944, in seguito all’occupazione tedesca del paese, fu costretto a tornare a casa. Non smise però di sentirsi seminarista né di indossare l’abito talare, nonostante il parere contrario dei genitori preoccupati per i gesti di odio antireligioso diffusi nella zona: gli atti di violenza e le uccisioni di sacerdoti diverranno infatti in quel periodo molto numerosi.

Il 10 aprile 1945 fu preso da un gruppo di partigiani comunisti che costrinsero il ragazzo quattordicenne a seguirli nella boscaglia. Ai genitori fu lasciato un biglietto con scritto “Non cercatelo. Viene un attimo con noi partigiani”. Dopo tre giorni di percosse, umiliazioni e sevizie, lo uccisero a colpi di pistola in un bosco di Piane di Monchio, frazione di Palagano (MO), così “ci sarà un futuro prete in meno”. Seguendo le indicazioni di alcuni partigiani, comprese quelle dello stesso assassino, la sera del 14 aprile papà Roberto e don Alberto Camellini, curato di San Valentino, ne ritrovarono la salma che presentava il volto coperto di lividi, il corpo martoriato e le due ferite mortali, una alla tempia sinistra e l’altra all’altezza del cuore. L’indomani lo trasportarono a Monchio dove ebbe esequie e sepoltura cristiane. Dopo la Liberazione, il 29 maggio 1945, la salma fu traslata e tumulata nel cimitero di San Valentino, con l’omaggio di tutti i parrocchiani. Essendo divenuta la tomba meta di pellegrinaggi, il 26 giugno 1997, con una solenne cerimonia, gli venne data nuova sepoltura all’interno della chiesa di San Valentino. Il 28 marzo 2013 papa Francesco ha riconosciuto il suo martirio.

L’Arcivescovo di Modena, mons. Lanfranchi, in occasione della beatificazione ha scritto che l’evento “Non solo ha una grande importanza per le due Chiese coinvolte di Modena e Reggio Emilia, ma anche per la società civile perché dice la forza mirabile che la fede è capace di ispirare. Il martirio di Rolando non è a favore di una fazione contro l’altra: egli muore per tutti e nell’evento è contenuto un alto valore civile. E’ un atto di riconciliazione, di purificazione della memoria storica, perché tutti possano sentirsi uniti nella costruzione della civiltà dell’amore fondata sulla giustizia e il rispetto della persona”.