Europa: la crisi e il ruolo del cristianesimo

La crisi economica ha provocato gravi difficoltà per molti Paesi nell’Europa. Ora si parla di Cipro e all’orizzonte ci sono altri candidati che possono chiedere l’aiuto finanziario dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Dopo alcuni mesi è stata aperta di nuovo la questione sul futuro dell’euro-zona e quindi anche sull’integrazione europea. Tutto ciò indica che i problemi sono tutt’altro che risolti, e in questo momento non si hanno soluzioni sistematiche per fermare l’aggravarsi delle difficoltà. Sembra che l’Europa vivrà ancora per un paio d’anni nella preoccupazione del non sviluppo. La minaccia del fallimento di alcune economie significative e principali in Europa, è solo la punta dell’iceberg di un intero spettro di minacce che pesano come una spada di Damocle sull’Europa. La rivoluzione culturale alla fine degli anni Sessanta ha dato pienamente inizio al processo di secolarizzazione. L’evoluzione di quel processo provoca lo spostamento del cristianesimo ai bordi della vita sociale e la marginalizzazione delle Chiese tradizionali cristiane. L’etica cristiana è sostituita da un etica secolare, che è più flessibile e si distingue con l’introduzione di nuovi diritti. Sarebbe ingenuo pensare che lo spazio lasciato dal cristianesimo, sia rimasto vuoto. Al posto dei valori cristiani si sono venuti rapidamente a mettere concetti che relativizzano l’antropologia tradizionale cristiana. Oggi l’Europa si trova in grave crisi demografica, crisi dei valori e crisi economica. Per molti anni si è coltivata l’illusione – spesso alimentata dall’odio verso il cristianesimo – che lo spazio pubblico, liberato

dalle influenze della religione, porti l’individuo, i Paesi e l’umanità al vero progresso e benessere nel giro di pochi anni. Dopo alcuni decenni possiamo invece vedere che la situazione culturale degli europei è peggiorata in breve tempo. Siamo di fronte a una crisi d’identità, di perdita dei valori e di una democrazia stanca e svuotata. Non si è trovato il sostituto che compensasse il cristianesimo.
Sembra che una parte dei politici veda il recupero della situazione in una più profonda integrazione. Certo, le regole più rigorose e i legami più stretti potrebbero aiutare l’Europa a rimanere un forte giocatore globale. Tuttavia, la forza dell’Europa espressa in indicatori economici dipende direttamente dall’accettazione dei valori che sono alla base della creazione di una nuova prosperità. L’integrazione dei Paesi europei senza rivitalizzazione del sistema cristiano dei valori avrà un effetto a breve termine e, infine, porterà alla distruzione delle attuali strutture europee democratiche.

L’attuale crisi può portare, paradossalmente, alla promozione delle Chiese cristiane nel vecchio continente. La recente elezione del cardinale Bergoglio a papa, può contribuire in modo significativo a questo processo. Papa Francesco fin dall’inizio ha messo in chiaro, attraverso gesti concreti, il bisogno di modestia e di frugalità nell’amministrazione dei beni materiali. Questo esempio è del tutto inedito in Europa. Decenni di benessere hanno insegnato alla gente ad avere sempre di più e a vivere materialmente sempre meglio. La gente in Europa ha grandi attese in questa direzione. Le idee di standard di vita sono formate dalla pubblicità e dalla mentalità consumistica. Tuttavia non solo il Papa, ma anche le esperienze di molte famiglie incoraggiano a una maggiore modestia e solidarietà. Non è un segreto che l’attuale crisi economica minacci specialmente le famiglie numerose e le famiglie composte da un solo genitore con figli. Le reti sociali non bastano e questa è una sfida aperta non solo per i cristiani ma per tutti gli uomini di buona volontà. A fronte di questa situazione il dito viene puntato verso le migliaia di ricchi europei che messi in salvo miliardi di euro nei paradisi fiscali sono del tutto indifferenti ai poveri e insensibili alla solidarietà.
L’Europa a due velocità è già una realtà. L’euro-zona deve ancora affrontare le decisioni gravi che influenzano in modo rilevante i singoli stati membri. Il ritorno alla prosperità senza i valori non è però possibile. Allo stesso tempo sembra, che la mentalità di consumo nel vecchio continente sia così diffusa che non basta solo lo sforzo dichiarato per rivitalizzare la fede cristiana. Le Chiese in Europa sono davanti a una nuova sfida: far sì che la nuova evangelizzazione aiuti il vecchio continente a tornare a essere un luogo in cui si promuove una cultura sostenuta dalla verità sull’uomo e dal rispetto della dignità umana.

Anton Ziolkovský