A cosa attribuiamo la lontananza di tanti battezzati dalla pratica dei gesti della fede ( preghiera, informazione religiosa, vita della parrocchia, sacramenti essenziali come la Confessione e la Comunione, ecc.) ? O questa stessa domanda ci lascia indifferenti e non ce la poniamo neppure?

La lontananza di tanti battezzati dalla pratica dei gesti della fede è una domanda che mi pongo spesso. Credo sia dovuta essenzialmente a una indifferenza a ‘Dio’, una presunzione dell’uomo moderno di credere di poter fare a meno di Lui, vivendo la propria vita momento per momento senza pensare al di là delle contingenze materiali che la vita ci pone e senza pensare che alla fine…la fine arriva. Mi lascia perplessa non vedere giovani in ricerca, affascinati dal messaggio di Gesù, e constatare come la crisi generale dei valori sia una conseguenza di questo distaccarsi da Dio.

Quali sono le difficoltà al credere nelle quali più spesso ci imbattiamo quando parliamo con colleghi, amici, conoscenti?

Frequento l’Università Cattolica, una università che cela nel suo stesso nome un’aderenza al messaggio cattolico, eppure tra i miei compagni d’università rilevo un disinteresse generale per la religione e un’insofferenza forte verso la Chiesa. Un anticlericalismo dovuto principalmente al tanto citato tema delle ‘ricchezze’ della Chiesa e agli scandali che ci riportano i media (come i preti pedofili). Inoltre la storia di Gesù viene spesso snobbata come una favoletta per immaturi ed ingenui. Tra conoscenti, amici e parenti ‘credenti’ ritrovo spesso una scarsa pratica dei gesti della fede, poca coerenza, e una fede poco convinta. L’impressione delle persone è che spesso la Chiesa sia solo una ‘gabbia’ che limita le nostre libertà.

Siamo in grado di affrontarle tali difficoltà o ci mancano argomenti e ci rifugiamo nel solito “Io la penso così”?

Per alcuni temi riesco a rispondere con convinzione e coraggio. Altre volte, forse per le persone, forse per i temi effettivamente ‘scomodi’ anche per una credente come me, capita di ribattere solo con un ‘io la penso così’ evitando discussioni inutili, accorgendosi che l’altro non è disposto ad ascoltare ma solo ad attaccare.

Siamo capaci di motivare il nostro andare a messa, la nostra partecipazione alla vita della nostra comunità parrocchiale, di dire cosa la fede immette nel nostro modo di vivere la famiglia, il lavoro, le relazioni, le amicizie, la politica, i momenti di sofferenza e preoccupazione?

La fede è un dono grande, un mistero difficile da spiegare. Essa è la risposta al mio andare a Messa, al mio offrire un po’ del mio tempo per la catechesi dei bambini (spesso i miei amici mi dicono: ma chi te lo fa fare se non ti pagano nemmeno?), al mio volontariato, al mio modo di affrontare la vita e alle mie scelte in genere. E’ qualcosa che nasce da dentro, e che vince la pigrizia, le difficoltà, i dubbi. A volte provo a motivare le mie scelte con chi non le comprende, anche se la provocazione più grande, per chi non le capisce, sono le scelte stesse e il mio modo di viverle. La gioia che dovrebbe trasmettere un cristiano rimane lo stimolo di riflessione più grande. Che Gesù sia la chiave per la felicità?

Cosa ci sembra più necessario per la “nostra” crescita di fede?

Educatori e sacerdoti competenti e responsabili, autentiche guide nel cammino dei giovani, una delle fasce più esposte alla società e per questo più fragili. E proposte di riflessione, vita, esperienze autentiche, che ci aiutino a crescere nella Fede, a riflettere e a discernere le nostre scelte.

Più preghiera? Più gesti di fede in famiglia? Più catechesi-formazione-riflessione comunitaria sui dati essenziali della fede? Più occasioni di vita comunitaria? Cosa vogliamo chiedere alla nostra parrocchia per sostenere la nostra testimonianza?

Tutte queste proposte sono essenziali. In particolare però credo siano essenziali occasioni di vita comunitaria per avvicinare la gente e catechesi e formazione-riflessione comunitaria sui dati essenziali della fede. La preghiera e i gesti di fede in famiglia saranno la conseguenza di questa maggiore vicinanza al Signore.

Siamo disposti a vivere le Missioni un po’ “eroicamente”, nel senso di rompere i nostri soliti ritmi di vita per immergerci nella preghiera e nella riflessione che queste giornate ci propongono? Come ci possiamo aiutare reciprocamente nella nostra famiglia in questo esercizio di preghiera, ascolto, riflessione molto intenso?

Nonostante gli orari, le inevitabili fatiche e mille impegni, spero di vivere le Missioni parrocchiali con tutto l’impegno e la serietà che mi sono proposta e così spero partecipino i bambini che sto seguendo con la catechesi. Penso siano una grazia importante per la nostra Comunità, un vero e proprio ritiro spirituale che può aiutarci a camminare con più convinzione ed entusiasmo verso il Signore. In famiglia ci stimoleremo a vicenda per la partecipazione ai momenti proposti e ci confronteremo sulle riflessioni.

Cosa ha immesso e immette di bello e di positivo nella nostra vita e nella nostra casa l’avere fede e il partecipare alla vita della mia comunità cristiana?

L’avere fede e il partecipare alla vita della mia comunità cristiana mi dà l’entusiasmo e la forza per affrontare la vita, le difficoltà e le gioie, in un modo diverso. Il sapere chi è il Senso di questa vita e confrontarmi con amici dell’Oratorio, giovani, piccoli ed adulti, don compresi, è sapere di non essere sola in questo cammino.

L.G.