E’ stato una vera esperienza mozzafiato quella di sabato scorso, carica di emozioni intense, immagini, luoghi, gioia e spiritualità.
Così si può riassumere il pellegrinaggio di alcune famiglie dei bimbi di Cuggiono, Bernate e Casate che frequentano il catechismo delle classi terze elementari, che hanno  voluto ripercorrere il cammino di S. Giovanni Bosco, partendo da Colle Don Bosco in provincia di Asti, luogo cioè che l’ha visto nascere, trascorrere la giovinezza. Ci siamo poi spostati, nel pomeriggio soleggiato, ai luoghi realizzati dopo le indicazioni avute con sogni e visioni celesti,  a Torino-Valdocco con lo splendido Santuario dedicato a Maria Ausiliatrice e la struttura annessa dalla quale sono poi partiti i missionari Salesiani per le terre lontane.

Un messaggio tra i tanti ci viene da questa esperienza, in modo particolare per i Cuggionesi che hanno affidato proprio a Don Bosco il nuovo oratorio, ed è che anche oggi più che mai, è attualissimo il metodo educativo che il santo ha inventato e che attraversando i secoli si dimostra ancora efficace con la gioventù; inoltre si coglie limpida in San Giovanni Bosco quella illimitata fiducia nella Provvidenza Divina, che gli ha fatto realizzare opere prodigiose e alla quale noi di Cuggiono possiamo fiduciosamente ispirarci.

I catechisti

 

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Inseriamo qui sotto il racconto di uno dei sogni che hanno ispirato Don Bosco.

«Non con le percosse…»

Alla tenera età di 9 anni Don Bosco ha il suo primo sogno. In esso Gesù e la Vergine gli preannunziano, sebbene in forma velata, la sua futura missione.
Gli parve di essere vicino a casa sua, in mezzo a una moltitudine di ragazzi che si divertivano in un grande cortile. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Al sentire le bestemmie, si slanciò in mezzo a loro, usando pugni e parole per farli tacere. Ed ecco apparirgli un Uomo venerando, nobilmente vestito, con una faccia così luminosa che Giovannino non riusciva a rimirarla. Lo chiamò per nome e gli ordinò di mettersi a capo di quei ragazzi aggiungendo:
— Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Fa dunque loro subito un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù.
Giovannino, tutto confuso, risponde che è un povero ragazzo ignorante, incapace di fare questo.
In quel momento risa, schiamazzi e bestemmie cessarono e i ragazzi si raccolsero intorno a colui che parlava. Ma cediamo la parola a Don Bosco stesso: « Quasi senza sapere che cosa dicessi, gli domandai:
— Chi siete voi che mi comandate cose impossibili?
— Appunto perché è cosa che ti sembra impossibile, devi renderla possibile con l’ubbidienza e con l’acquisto della scienza.
— Dove, come acquisterò la scienza?
— Io ti darò la Maestra. Sotto la sua guida potrai divenire sapiente; senza di essa ogni sapienza diventa stoltezza.
— Ma chi siete voi che parlate così?
— Io sono il figlio di Colei che tua Madre t’insegnò a salutare tre volte al giorno.
— Mia madre mi dice di non associarmi, senza suo permesso, con chi non conosco. Perciò ditemi il vostro nome.
— Il mio nome domandalo a mia Madre.
In quel momento vidi accanto a lui una Donna di aspetto maestoso, vestita di un manto che splendeva da tutte le parti, come se ogni punto fosse una fulgidissima stella. Vedendomi sempre più confuso, mi accennò di avvicinarmi a lei, mi prese con bontà per mano e mi disse:
— Guarda.
Guardai e mi accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro posto c’era una moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali.
— Ecco il tuo campo — ripigliò quella Signora —, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte e robusto, e ciò che ora vedrai succedere di questi animali tu dovrai farlo per i miei figli.
Volsi allora lo sguardo ed ecco che al posto di animali feroci, comparvero altrettanti agnelli mansueti, che saltellavano, corre vano, belavano come per far festa a quell’Uomo e a quella Signora.
Allora, sempre nel sogno, mi misi a piangere e pregai quella Signora che parlasse in modo da poter capire. Ella mi pose la mano sul capo dicendomi:
— A suo tempo, tutto comprenderai.
A questo punto un rumore mi svegliò e io rimasi sbalordito. Mi sembrava di aver le mani che mi facessero male per i pugni che avevo dato e che la faccia mi bruciasse per gli schiaffi ricevuti»