Un saluto che verrà ricordato

di Giorgio Tomboni

Nonostante le rigide temperature mattutine, la giornata del 27 febbraio a Roma, è stata caratterizzata da un clima insolitamente bello, che lasciava pensare di essere già in aperta primavera.
Sempre nella stessa giornata moltissimi pellegrini da ogni parte del mondo, si sono diretti verso la città eterna, con l’obbiettivo di assistere all’ultima udienza generale del nostro Papa (ormai ex Papa per voi che in questo momento state leggendo) Benedetto XVI. Questa, visti i travagliati avvenimenti della Santa Sede di cui sarete a conoscenza, non si prospettava un’ udienza ordinaria, bensì un saluto, o ancora di più un’ulteriore spiegazione dell’inatteso gesto del cosiddetto “passo indietro” del Pontefice. Riguardo a questo, molto si è speso in inchiostro e parole, e credo si continuerà per molto tempo. Io personalmente, da credente, accolgo la scelta come un gesto di grande umiltà, che deve aver richiesto una dose di coraggio non indifferente.
E’ sempre uno spettacolo impressionante vedere piazza San Pietro e via della Conciliazione gremite di fedeli, soprattutto in occasioni come questa. Tutte persone di differenti nazionalità, che nonostante le diversità sono accomunate dal comune scopo scopo del loro viaggio, ossia la Chiesa. Logicamente non tutti sono animati dallo stesso spirito, molti sono turisti o pellegrini improvvisati desiderosi di poter affermare “anche io c’ero!!!”. Una vera Babele insomma che si riversa dentro l’abbraccio del colonnato del Bernini. Eppure, nonostante questo, una cosa mi ha veramente colpito. Il silenzio. Nei momenti in cui il Santo Padre parlava, nelle diverse lingue, si veniva a creare un grande silenzio, come se una lieve patina scendesse sulla piazza, senza farsi notare. Silenzio rotto solamente dallo scroscio dell’acqua delle due fontane di piazza San Pietro. Credo, come molti, che questo silenzio sia una delle meraviglie di piazza San Pietro.
In quest’occasione, Benedetto XVI, ha dato un’ ulteriore prova di essere un teologo degno di nota e ancora di più un grande uomo di chiesa, la cui grandezza deriva dalla propria umiltà. Subito dopo i ringraziamenti per la grande affluenza di fedeli, ritenuta un gesto di affetto e vicinanza, Benedetto XVI è passato agli insegnamenti del Vangelo, la parola viva, ricordando che questa deriva direttamente da Dio. Come se non bastasse, come un nostro caro amico afflitto, ha esternato ai suoi fratelli cristiani le sue domande interiori: “Signore, perché mi chiedi tutto questo?”. Dubbi e perplessità confluivano nella sua salda certezza nella fede, perché il signore saprà guidarlo, nonostante le sue debolezze. Inoltre per giustificare la gravosità dell’incarico pontificio, il Santo Padre ha affermato che una volta assunto l’incarico, il Papa non appartiene più a se stesso, ma appartiene a tutti. Benedetto XVI è un uomo che pur avendo ammesso i suoi limiti verrà ricordato per lungo tempo, più che per il suo operato per i suoi grandi insegnamenti.
Questo avvenimento è stato seguito direttamente anche da un discreto numeri di ragazzi delle parrocchie di Cuggiono, Turbigo e Castano Primo, accompagnati dai sacerdoti Don Lorenzo, Don Giorgio e Don Renato.

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L’ultimo Saluto

di Sofia

Mercoledì 27 febbraio una grande folla riempie Piazza San Pietro, arrivando fino a via Conciliazione: tutti accorrono per salutare il Papa e accogliere la sua ultima benedizione come successore di Pietro. Nessuno manca: tante persone, di diversa nazionalità, hanno partecipato a questo incontro, a loro si è unita tutta la Chiesa, che ha voluto rimanere accanto al suo Papa in questi ultimi giorni di pontificato, non certo facili per un uomo che, dopo aver dedicato quasi 8 anni alla guida del suo gregge ha deciso, mosso da grande amore e umiltà, di cedere ad un altro questo difficile compito. Anche noi del decanato di Castano Primo abbiamo voluto testimoniare tutto il nostro affetto per questo grande uomo: guidati dall’instancabile don Lorenzo (che si è rivelato un vero idolo delle folle!) siamo partiti da Malpensa con il volo delle 7 per raggiungere il prima possibile il Vaticano. Dopo aver colonizzato parte di Piazza San Pietro, tra striscioni, cori e fotografie, abbiamo sperimentato l’emozione di vedere il Papa a pochi metri da noi, mentre sulla sua papamobile passata tra i fedeli. Poche parole sono bastate a Benedetto per esprimere la sua fiducia che ripone nella Chiesa: un bellissimo congedo che ha dato forza e speranza, poi un ‘Padre nostro’ e la benedizione finale. Così si è conclusa l’esperienza di questo viaggio, una breve visita alla città eterna, per dare il nostro saluto, uno tra tanti, ma ugualmente importante perché dettato dal cuore e pieno della gioia e della gratitudine verso un uomo che, anche nelle difficoltà, ha sempre saputo guidare la sua Chiesa.

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