LA SANITA’

 

La Chiesa, non solo cattolica, si è sempre occupata dei malati durante la sua storia, e nei secoli passati sono nate molte Congregazioni attive in tale settore.

L’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (ARIS) raggruppa oggi 253 (227 associate e 26 federate) istituzioni sanitarie (pochi anni fa erano più di 300, ma la crisi ha obbligato molte istituzioni a chiudere o cedere l’attività). Il tutto per un totale di 25.000 posti-letto, di cui 14.000 nell’area ospedaliera. Esistono gli ospedali classificati (20) e i presidi ospedalieri (5) che sono incardinati nel Servizio sanitario nazionale, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (10), le case di cura (51), i centri di riabilitazione (123), le residenze sanitarie assistenziali, gli Hospice e alcuni ex istituti psichiatrici. Lo Stato equipara i primi agli ospedali pubblici per quanto riguarda le prestazioni erogate, ma le tariffe relative sono ferme al 1997, mentre dovrebbero venire aggiornate ogni due anni. Inoltre, in caso di deficit di bilancio, lo Stato ripiana quello dell’ospedale pubblico, ma quello dell’ospedale classificato e delle altre strutture religiose deve essere colmato dalla proprietà, come pure tutte le ristrutturazioni necessarie.

Le difficoltà nel settore sono note, talvolta purtroppo aggravate dalla cattiva gestione degli istituti da parte della proprietà (di solito una Congregazione religiosa).

L’autore della ricerca afferma che la sanità cattolica costa allo Stato, mediamente, il 40% in meno di quella pubblica, aggiungendo  che “la stima è generalmente condivisa anche dai grandi istituti di indagine statistica”. Molte prestazioni infatti non sono rimborsate dallo Stato. In totale, deducendo le somme rimborsate alla sanità cattolica attraverso le convenzioni, si può calcolare un contributo cattolico alla società italiana nel settore della sanità intorno a un miliardo e 200 milioni di euro.