libertàrelSi è conclusa giovedì 16 maggio, con una celebrazione ecumenica nella Basilica di Sant’Ambrogio, la visita del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I per le celebrazioni dei 1700 anni dalla firma dell’Editto di Milano. Da lui l’appello a tutti “affinché prevalgano la pace e la sicurezza tanto nel Medio Oriente, quanto in tutto il mondo”. Dal cardinale Scola l’invito “all’edificazione di una civiltà dal volto umano”

L’abbraccio di Milano al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I in nome della libertà religiosa, diritto fondamentale dell’uomo ribadito 1700 anni fa con l’Editto di Costantino, ma ancora oggi duramente calpestato nel mondo e in particolare nel Medio Oriente. È la visita di Bartolomeo I a Milano il momento culmine delle celebrazioni che la Chiesa ambrosiana ha organizzato per le celebrazioni del 17° centenario dell’Editto di Milano. Una visita che si conclude oggi con una solenne celebrazione ecumenica nella Basilica di Sant’Ambrogio, e che è stata segnata da gesti di sincera amicizia e profonda comunione.

 Milano, città ferita. Il Patriarca ecumenico giunge a Milano in un momento profondamente triste per la città, ferita solo pochi giorni fa dalla follia pluri-omicida di un immigrato di nazionalità ghanese che è costata la vita a 3 persone. È l’arcivescovo, cardinale Angelo Scola, a sottolineare il valore della visita per l’intera comunità civile: “Documentare a tutti come l’ecumenismo, che è nato 100 anni fa in maniera esplicita, su spinta missionaria, sia una grande condizione di aiuto al formarsi della vita buona in quella società plurale di cui spesso parliamo e la faticosità del cui avvento è sotto gli occhi di tutti”. Arrivando a Milano, il Patriarca Bartolomeo ha messo in evidenza “la responsabilità di noi guide spirituali, davanti all’umanità e al mondo”, e cioè “l’annuncio o il ri-annuncio della verità, che la nostra fede è viva e non una macchinazione ideologica e una teoria umana; non è un ‘cibo e bevanda consumati’, ma è vita”.

Sotto il segno del dialogo. Solo due mesi fa, il Patriarca Bartolomeo ha partecipato a Roma alla messa di inizio pontificato di Papa Francesco. Era la prima volta che un Patriarca partecipasse di persona a un simile evento. Segno di una stagione nuova e vigorosa nei rapporti tra le Chiese cattolica e ortodosse, benché il dialogo teologico fatichi ancora a trovare sbocchi definitivi di unità e comunione. A Milano, Bartolomeo ha invitato sia Papa Francesco sia il cardinale Scola a Istanbul. E il Santo Padre ha inviato un messaggio in occasione della visita del Patriarca Bartolomeo a Milano in cui auspica che “oggi come allora, la comune testimonianza dei cristiani di Oriente e di Occidente, sorretta dallo spirito del Risorto, concorra alla diffusione del messaggio di salvezza in Europa e nel mondo intero”.

Appello per i cristiani perseguitati. Anche Papa Francesco ha colto l’occasione dell’anniversario dell’editto di Costantino per lanciare un appello affinché “sia ovunque rispettato il diritto all’espressione pubblica della propria fede e sia accolto senza pregiudizi il contributo che il cristianesimo continua a offrire alla cultura e alla società del nostro tempo”. Sono 123 i paesi nel mondo che subiscono forme di persecuzione religiosa e dal Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo redatto dall’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs), emerge che tre casi di discriminazione su quattro (il 75 per cento del totale), riguardano i cristiani. È il Patriarca Bartolomeo a dare voce alla preoccupazione delle Chiese per la sorte dei cristiani in Medio Oriente e in particolare in Siria dove “i cristiani di ogni confessione, chierici e laici, malgrado i grandi sforzi che compiono per rimanere neutrali nel conflitto civile, malgrado la loro vita tranquilla e pacifica, vengono provati e minacciati quotidianamente con sequestri e omicidi”. Ha scelto la prestigiosa sala delle Cariatidi a Palazzo Reale per lanciare la sua “protesta” verso la Comunità Internazionale. “Facciamo quindi appello a tutti – ha detto il Patriarca – affinché prevalgano la pace e la sicurezza tanto nel Medio Oriente”, quanto “in tutto il mondo, dove viene calpestata la libertà della fede in Cristo con il pretesto del terrorismo, delle guerre, delle oppressioni economiche e in molti altri modi”.

Un compito impegnativo. Nel suo intervento invece alla lectio magistalis “a due voci”, il cardinale Angelo Scola, profila “un compito” altrettanto impegnativo per le Chiese: mostrare la capacità di “edificare un buon tessuto sociale, rispettoso della libertà di tutti”. L’arcivescovo parla di quanto fa la Chiesa ambrosiana, insieme a tutte le Chiese del nostro Paese, per amalgamare la società plurale. “Lo documentano – ha detto – le reti di accoglienza, di solidarietà, di costruzione di risposte ai bisogni fondamentali, di gestione del legame sociale, di luoghi di elaborazione e diffusione di arte e di cultura”. Ma questo compito – ha concluso – è “un cammino comune” che “trova le nostre Chiese unite nel cammino comune dell’evangelizzazione e del contributo all’edificazione di una civiltà dal volto umano”.

Maria Chiara Biagioni