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A San Giovanni sono tanti anche i politici noti: da Buttiglione a Giovanardi, a Formigoni. Nessuno però prende la parola dal palco, «parliamo a titolo personale», sottolineano alcuni. Centinaia di migliaia di no alle unioni civili e al gender nelle scuole. Kiko Arguello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, ha preso la parola, al Family Day a piazza San Giovanni. Ha parlato di tutto, intervallando le parole con canti, in spagnolo e in italiano. Molti i temi del suo lungo intervento: dall’«Europa che sta combattendo contro il Vangelo», al 38% dei italiani che ormai non battezza più i figli, all’ Apocalisse, al diritto-dovere dei genitori di educare i propri figli, ai bambini infelici cresciuti da omosessuali.
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Ma soprattutto ha attaccato la Cei. «Sembra che il segretario della Cei abbia detto altro, ma il Santo Padre sta con noi», ha puntualizzato Arguello dal palco del Family Day. «Qualche tempo fa ho scritto al Santo Padre, dopo aver ricevuto le lettere di alcune famiglie di Brescia e Verona che lamentavano tentativi di infiltrazione nelle scuole di progetti educativi di destrutturazione dell’identità sessuale dei bambini – ha raccontato – e il Papa mi ha risposto quando, domenica scorsa, ha detto che ci sono ideologie che colonizzano le famiglie e contro cui bisogna agire. Il Family day «fai da te» ha centrato l’obiettivo. Poca ribalta mediatica, molta partecipazione. Due passi nell’impensabile e cioè sfidare un iter parlamentare avviatissimo e imporre all’agenda dei Palazzi la protesta di chi non è abituato a scendere in piazza.
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Cattolici «anonimi» senza bandiere, comitati spontanei creati nelle parrocchie o nei quartieri: un popolo in marcia, sprovvisto sia di avalli ufficiali delle gerarchie ecclesiastiche sia di un quartier generale alle spalle, ma capace di fare squadra e di autoconvocarsi con il passaparola sui social network. Mobilitazione vera, non appuntamento virtuale. Un invito alla politica ad ascoltare «le voci delle famiglie riunite oggi a Roma» arriva da Pier Ferdinando Casini, «non rispettare Piazza San Giovanni, significa non rispettare una parte dell’Italia», spiega. Alfredo Mantovano, magistrato, ex sottosegretario e dirigente di Alleanza Cattolica nonché dei comitati Sì alla famiglia, che ha promosso l’evento insieme al sociologo torinese Massimo Introvigne, ha fatto ripetere alla folla il «no» forte e chiaro alle adozioni da parte di coppie omosessuali. «W l’Italia delle famiglie: forza, coraggio e speranza sono le tre parole delle centinaia di migliaia di persone arrivate qui. Far male alla famiglia significa far male all’Italia e da tempo la famiglia è sotto tiro», ha osservato Mantovano.

Mario Adinolfi durante la manifestazione 'Difendiamo i nostri figli' a piazza San Giovanni, Roma, 20 giugno 2015.  (ANSA/ETTORE FERRARI)

Mario Adinolfi durante la manifestazione ‘Difendiamo i nostri figli’ a piazza San Giovanni, Roma, 20 giugno 2015.
(ANSA/ETTORE FERRARI)


«Siamo più di un milione in piazza»: esulta dal palco Gandolfini. «Siamo qui per dire no a progetti di legge come il ddl Cirinnà che arrivano a legittimare anche la pratica dell’utero in affitto e che, di fatto, consentono l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso», dicono nei vari interventi che si susseguono dal palco coloro che via via prendono la parola – un imam compreso – applauditi da una folla festante e gioiosa che applaude anche al sole non appena questo riesce ad avere la meglio sul maltempo. Al popolo del Family day risponde via twitter il Gay Center. Fabrizio Marrazzo, il portavoce, lancia sui social l’hastag #FamilyGay. «Per noi ogni giorno è #FamilyGay. Twitta anche tu il tuo amore per i tuoi diritti e per la tua famiglia», scrive. Sul fronte opposto, il ministro dell’Interno e leader Ncd Angelino Alfano. «Spettacolo a piazza San Giovanni stracolma di donne, uomini e bambini! In Parlamento faremo sentire la loro voce. #difendiamoinostrifigli», scrive su twitter il ministro, che tuttavia non prende parte all’iniziativa in piazza. «E stato più rispettoso di altri membri del governo che sono intervenuti a gamba tesa. Il governo ne stia fuori», lo difende il coordinatore dell’Ncd, Gaetano Quaglieriello.
Un momento della manifestazione "Difendiamo i nostri figli" a piazza San Giovanni, Roma, 20 giugno 2015.  (ANSA/ETTORE FERRARI)

Un momento della manifestazione “Difendiamo i nostri figli” a piazza San Giovanni, Roma, 20 giugno 2015.
(ANSA/ETTORE FERRARI)


Un invito alla politica ad ascoltare «le voci delle famiglie riunite oggi a Roma» arriva da Pier Ferdinando Casini, «non rispettare Piazza San Giovanni, significa non rispettare una parte dell’Italia», spiega. Alfredo Mantovano, magistrato, ex sottosegretario e dirigente di Alleanza Cattolica nonché dei comitati Sì alla famiglia, che ha promosso l’evento insieme al sociologo torinese Massimo Introvigne, ha fatto ripetere alla folla il «no» forte e chiaro alle adozioni da parte di coppie omosessuali. «W l’Italia delle famiglie: forza, coraggio e speranza sono le tre parole delle centinaia di migliaia di persone arrivate qui. Far male alla famiglia significa far male all’Italia e da tempo la famiglia è sotto tiro», ha osservato Mantovano.
Un momento della manifestazione "Difendiamo i nostri figli" a piazza San Giovanni, Roma, 20 giugno 2015.  (ANSA/ETTORE FERRARI)

Un momento della manifestazione “Difendiamo i nostri figli” a piazza San Giovanni, Roma, 20 giugno 2015.
(ANSA/ETTORE FERRARI)

Più volte la piazza ha gridato contro le parole, rilanciate da qualcuno degli organizzatori dal palco, del sottosegretario Ivan Scalfarotto che dal Milano Pride ha detto «è inaccettabile una manifestazione come quella contro le unioni civili che si tiene oggi a Roma». «Dovrebbe dimettersi», gli ha risposto Alessandro Pagano, di Area popolare e tra i promotori del comitato «Parlamentari per la Famiglia», oggi in piazza.

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