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La Chiesa in Europa interpreta questa campagna di raccolta firme per amore della vita non solo come un gesto di democrazia partecipata, ma anche come un contributo intellettuale e spirituale per aiutare il Continente a uscire dalla terra della paura e della decadenza ed entrare nella terra della speranza, della rinascita, della gioia

Uno de Nosotros, Jeden z Nas, Un de Nous, One uf us, Uno di Noi, Einer von Uns, Um de Nós, Vienas iš Mūs, Viens no Mums, Yksi Meistä, Wieħed Minna, Unul dintre Noi…
In lingue diverse un unico appello sta correndo nella vecchia Europa. Un messaggio che la attraversa come il suono delle campane che hanno tessuto e tessono una rete che, con simpatica e insostituibile originalità, si affianca a quella di internet: basta una ricerca nei siti web delle Chiese e delle aggregazioni laicali cattoliche europee per rendersene conto.
È un richiamo alla vita, al futuro, alla dignità dell’uomo in ogni stagione della sua esistenza, quello che la Chiesa in Europa non ha mai smesso di trasmettere ponendosi accanto ai più fragili, ai non ascoltati, a quanti non contano perché non consumano, non producono, non votano. Una Chiesa accanto a chi esiste ma è “invisibile” agli occhi di quanti vorrebbero porre la scienza non al servizio ma al di sopra dell’uomo.

Ognuno di questi “invisibili” è “Uno di noi”: c’è una dignità e ci sono dei diritti inviolabili – sanciti anche nelle sacre carte europee – che prendono forma e sostanza fin dal primo lievissimo accenno di vita e non vengono meno neppure quando il battito del cuore si affievolisce e si spegne.
Scriveva Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica “Ecclesia in Europa”, di cui quest’anno ricorre il decimo anniversario, che urge una “generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico per mettere in atto una grande strategia della vita” per opporsi alla cultura della morte che si poggia sull’aborto, sull’eutanasia e sugli “attentati perpetrati attraverso interventi sugli embrioni umani che, pur mirando a scopi in sé legittimi, ne comportano inevitabilmente l’uccisione”.
“Uno di Noi” è una risposta all’ appello di un Papa che ha molto amato l’Europa e si è impegnato senza risparmiarsi per la sua crescita umana e spirituale. La Chiesa nella sua presenza nei diversi Paesi europei lo ha seguito fedelmente e ha preso continuamente la parola per dire sì alla vita, sì alla bellezza dei volti, sì al futuro, sì alla speranza, sì al sogno delle nuove generazioni che, peraltro, coincide con quello dei padri dell’Europa.
Sono questi grandi sì a opporsi con la forza della ragione, all’utilizzo di cellule staminali embrionali e al finanziamento della ricerca scientifica sulle stesse cellule.
“Uno di Noi” intende essere la risposta della primavera delle nascite all’inverno demografico che sta incupendo il Vecchio Continente e ne aggrava pesantemente la crisi sociale ed economica.

Questa campagna europea parla con linguaggio laico, come esige la posta in gioco, mentre la Chiesa in Europa è consapevole che la sua comunicazione deve sempre meglio interrogare, con rispetto e verità, la coscienza di ogni uomo perché ogni uomo possa comprendere che le minacce alla vita mettono a rischio non l’interesse di una parte (i cattolici) ma il bene dell’Europa, il bene dell’intera umanità.
È questa la sfida ed è questo l’impegno per la Chiesa in un tempo in cui l’altissima velocità delle connessioni e l’arroganza di nuove e antiche ideologie mettono a prova la misurata velocità di una comunicazione pensata per far pensare e l’umile fierezza della ragione.

La Chiesa, nelle sue espressioni nazionali come nei due organismi europei, il Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) e la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), ha ritenuto importante e doveroso rivolgersi anche alle Istituzioni europee perché nel rispetto di una democrazia partecipata il tema della vita sia al primo posto e sul tema della vita si faccia crescere ciò che anche politicamente unisce e non ciò che divide.

Da questo esercizio intellettuale laico, liberato da ideologie e relativismi che conducono al nulla, potrà venire un’Europa più attenta e rispondente alle grandi attese dei suoi cittadini e dei cittadini nel mondo.
Non è, dunque, da oggi che la Chiesa in Europa offre il suo “contributo specifico” per fare della casa comune un luogo di vita, di speranza e di solidarietà. C’è un elenco lunghissimo di pronunciamenti, documenti, prese di posizione che documentano la vivacità di una presenza che mai si è ridotta a lobby perché il bene per il quale la Chiesa pensa e agisce non è l’interesse di pochi ma è il bene di tutti; perché l’impegno della Chiesa, anche in Europa, non è quello di conservare ma di custodire, come sovente ricorda papa Francesco.
Il passo della Chiesa, anche in Europa, non si muove, quindi, all’indietro, non è il passo del conservatore e del retrogrado ma è il passo di chi, in difesa e promozione dei “principi non negoziabili”, si muove sulle strade del futuro.
Questo guardare avanti infastidisce purtroppo quanti, anche in Europa, ritengono che la fede non possa consentire all’uomo di pensare guardando in alto e lontano senza perdere la concretezza dell’oggi.
“Uno di Noi” è una risposta totalmente laica a una lettura distorta della fede ed è un ribadire che la fede è tale se pensata, vissuta, comunicata. È un ribadire che le radici cristiane non sono un reperto archeologico ma presenza viva che origina vita.

La Chiesa in Europa interpreta, allora, questa campagna di raccolta firme per amore della vita non solo come un gesto di democrazia partecipata, ma anche come un contributo intellettuale e spirituale per aiutare l’Europa a uscire dalla terra della paura e della decadenza ed entrare nella terra della speranza, della rinascita, della gioia.
La Chiesa in Europa dalla campagna “Uno di Noi” è chiamata a ripensare il ruolo dei fedeli laici alla luce del Vaticano II e della “Ecclesia in Europa” che si richiama a quanto emerso dalla seconda assemblea speciale per l’Europa del Sinodo dei vescovi (1999): “È di capitale importanza suscitare e sostenere specifiche vocazioni a servizio del bene comune: persone che sull’esempio e con lo stile di quanti sono stati chiamati ‘padri dell’Europa’, sappiano essere artefici della società europea del domani, fondandola sulle basi solide dello spirito”.
“Uno di Noi” ha assunto, con la richiesta di una firma, un compito storico e con la Chiesa in Europa chiama alla riflessione e alla scelta anche le altre Confessioni cristiane, le altre religioni e quanti, non credenti, guardano alla vita, anche a quella solo accennata, con gli occhi trasparenti della ragione e dell’onestà intellettuale. Un esercizio di laicità compiuta in cui l’Europa può ritrovare se stessa e tornare a essere maestra in umanità.

Paolo Bustaffa