icona_san_giorgio_martireIn Italia il culto per San Giorgio è molto diffuso e la sua festa liturgica è il 23 aprile. Egli è anche il patrono della nostra parrocchia.

E’ stato un martire cristiano, secondo la tradizione originario della Cappadocia (regione dell’odierna Turchia), nato verso l’anno 280. I genitori lo educarono alla religione cristiana; trasferitosi in Palestina si arruolò nell’esercito dell’imperatore Diocleziano, comportandosi da valoroso soldato.  Il martirio sarebbe avvenuto sotto lo stesso Diocleziano, il quale avrebbe convocato settantadue re per decidere le misure da adottare contro i cristiani. Giorgio donò ai poveri tutti i suoi averi e, davanti alla corte, si confessò cristiano; all’invito dell’imperatore di sacrificare agli dei si rifiutò. Secondo la leggenda venne battuto, sospeso, lacerato e gettato in carcere, dove ebbe una visione di Dio che gli predisse sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre la risurrezione. Tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade, risuscitò e riuscì a convertire diverse persone. Implorò Dio che l’imperatore e i settandue re fossero inceneriti, poi si lasciò decapitare promettendo protezione a chi avesse onorato le sue reliquie.

La leggenda aurea narra che in una città chiamata Selem, in Libia, vi fosse un grande stagno, tale da poter nascondere un drago, che, avvicinandosi alla città, uccideva con il fiato tutte le persone che incontrava. Gli abitanti gli offrivano per placarlo due pecore al giorno, ma quando queste cominciarono a scarseggiare furono costretti a offrirgli una pecora e un giovane tirato a sorte. Un giorno fu estratta la giovane figlia del re, la principessa Silene. Il re, terrorizzato, offrì il suo patrimonio a metà del regno, ma la popolazione si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane si avviò verso lo stagno per essere offerta al drago. In quel momento passò di lì il giovane cavaliere Giorgio, il quale, saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessa, promettendole il suo intervento per evitarle la brutale morte. Poi disse alla principessa Silene di non aver timore e di avvolgere la sua cintura al collo del drago; il quale prese a seguirla docilmente verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li tranquillizzò dicendo loro di non aver timore poiché “Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro”. Allora il re e la popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il drago e lo fece portare fuori dalla città trascinato da quattro paia di buoi. La leggenda aurea era sorta al tempo delle Crociate, e probabilmente, fu influenzata da una falsa interpretazione di un’immagine dell’imperatore cristiano Costantino, in cui il sovrano schiacciava col piede un enorme drago, simbolo del “nemico del genere umano”. La fantasia popolare ricamò sopra tutto ciò, e il racconto divenne una leggenda affascinante, spesso ripresa nell’iconografia. 

Oggi la Chiesa ricorda San Giorgio, divenuto simbolo della lotta del bene contro il male, onomastico del nostro Pontefice Francesco.