Guarda all’Esposizione universale del 2015 l’intervento che il cardinale Scola ha tenuto in Sant’Ambrogio a partire dalla domanda «Cosa nutre la vita?». Un «nuovo umanesimo» tra le urgenze per la Milano del futuro

 Obiettivo Expo. È questo il tema al centro del Discorso alla Città che il cardinale Angelo Scola ha pronunciato venerdì 6 dicembre, alle 18, nella Basilica di Sant’Ambrogio, nella celebrazione dei primi Vespri nella solennità del santo patrono della Diocesi. Di fronte alle autorità civili, militari e alle rappresentanze dei mondi della produzione, l’Arcivescovo avvia una riflessione che accompagnerà non solo Milano verso un evento storico, che può davvero rappresentare un punto di snodo per il futuro del pianeta. A partire dai contenuti e dal tema scelto.

Perché l’Arcivescovo parte proprio da una domanda precisa: «Cosa nutre la vita?». Il quesito mette in campo i temi fondamentali di Expo 2015: l’alimentazione, l’energia, il pianeta e la vita. Ma dietro a essi c’è l’uomo e il suo rapporto col creato. Infatti la creazione, il mondo, l’ambiente sono consegnati all’uomo soltanto per il suo «dominio»? Oppure è l’uomo che deve inchinarsi a essi come davanti a qualcosa di «sacro»? C’è alternativa tra lo sfruttamento e la negazione della capacità creativa dell’uomo nei confronti del cosmo?

Allora solo una vera «ecologia dell’uomo» potrà aiutare a sciogliere il nodo di questioni aperte da Expo 2015: dal predominio tecnocratico nelle politiche internazionali al tragico problema della fame nel mondo, dell’utilizzo o meno degli organismi geneticamente modificati, fino alle regole per governare i mercati finanziari, senza dimenticare le decisioni quotidiane che domandano a tutti nuovi stili di vita. «L’emergere del riferimento all’uomo apre la possibilità di una riflessione capace di evitare gli opposti estremismi che, di fatto, sembrano oggi prevalere nella considerazione dell’ambiente – sottolinea il cardinale Scola nell’introduzione al Discorso di quest’anno -.

Da una parte la posizione, più diffusa, del “dominio” si relaziona all’ambiente secondo una logica che potremmo definire “predatoria” o di sfruttamento, a esclusivo vantaggio dell’attuale generazione; dall’altra una sorta di “sacralizzazione”, altrettanto indiscriminata, dell’ambiente propugna un cosmocentrismo che, alla fine, rivendica pari diritti per ogni forma di vita. Superando queste opposte posizioni, la centralità dell’uomo consente di pensare un rapporto con il pianeta responsabile e capace di cura. Tale riferimento antropologico però domanda un deciso cambio tecnologico. Viceversa: non è pensabile una riformulazione dell’assetto economico-tecnologico globale senza mettere al centro, e non solo a parole, l’uomo e i suoi legami sociali».

Una «ecologia dell’uomo», quindi, che aiuti a comprendere meglio chi siamo e come possiamo vivere il presente per poter assicurare il futuro delle nuove generazioni. Tutte questioni, insomma, che segnalano l’urgenza di un «nuovo umanesimo» per la Milano del futuro.