E’ una Pasqua che ci raggiunge in mezzo a fatiche sociali particolarmente serie.
C’è da una parte un senso di sfiducia e di sconforto rabbioso per come le nostre famiglie si vedono ignorate nelle loro esigenze fondamentali: quelle del lavoro da cui deriva la loro dignità e quelle del riconoscimento del loro ruolo di fondamento imprescindibile della società che meriterebbe un’attenzione molto più marcata da parte dei responsabili del bene comune.
C’è d’altra parte un senso di confusione etica per le richieste di diritti e di equiparazioni al valore “famiglia” da parte di strati consistenti delle società occidentali alle quali apparteniamo. Si ha l’impressione che dati costitutivi della nostra civiltà vengano scardinati per rispondere a ‘desideri’ di minoranze vantati come ‘diritti’.
Infine sembra svanito il senso dell’onestà, della correttezza e della responsabilità con danni enormi che ricadono su una moltitudine di soggetti indifesi dei quali nessuno pare preoccuparsi.
Il rischio è che muoia la speranza di ricostruire un futuro decente.
Augurio pasquale più pertinente mi sembra allora quello di Papa Francesco di non lasciarci rubare la speranza.
Augurio che ha le sue radici profonde nella vittoria sull’ingiustizia e sulla morte che la risurrezione di Gesù ha realizzato e continua a realizzare anche oggi.
Speriamo! Usiamo questa parola non per dire la rassegnazione di chi non vede futuro. Usiamo questa parola come affermazione consapevole e come testimonianza certa che c’è, e attendiamo, un futuro perché già vi abita e là ci attende un Risorto.

I vostri sacerdoti